19 ottobre 2006

 

Costa: "Liberali, incontriamoci e troviamo una linea comune". Ma poi...

E' uno dei soliti appelli "pro domo sua", quello anonimo ma probabilmente scritto dal presidente della provincia di Cuneo, Raffaele Costa. Accendendo le speranze dei tanti ingenui della base liberale, un riquadrino sulla rivista "Duemila" (8-10 settembre 2006) riportava un titolo furbo e accattivante: "Liberali: incontriamoci e troviamo una linea comune. L'etichetta non basta: occorre agire"
Seguiva il breve testo:
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Sono molte le sigle che caratterizzano l'area liberale. A parte le dichiarazioni proprie dei grandi partiti del centrodestra che si riconoscono più o meno compiutamente nel liberalismo (che ha stregato persino la sinistra e l'astuto Bersani), non v'è dubbio che un'attenzione particolare deve essere rivolta da parte del centrodestra ai movimenti dichiaratamente ed espressamente liberali.
Facciamo qui riferimento ai circoli di Lib Pop, agli iscritti all'Unione Liberale di Centro, al Partito Liberale guidato da Stefano De Luca ed alle tante altre sigle liberali in senso formale o in senso sostanziale (si pensi agli orientamenti di La Malfa, dello stesso Mario Segni ecc..).
Ma non solo la `polverizzazione', sinonimo di ricchezza culturale e di pensiero, è diffusa, quanto `dannosa' in termini di visibilità e chiarezza.
E' importante ipotizzare in tempi ragionevoli un'assise dei Liberali italiani senza pregiudizi verso coloro che si collocano in una posizione terza rispetto ai due poli. In questo orientamento deve prevalere più la sostanza, i contenuti che non la collocazione".

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Come commentare? Prima si esorta a non avere pregiudizi per le diverse collocazioni dei vari club liberali (da che pulpito...), poi perfino nel breve testo e soprattutto nel resto del giornale si dice chiaramente che l'obiettivo vero è radicare nel territorio FI e la CdL. La solita trappola per il liberale isolato, trattato come un minus habens. E' da anni che il liberale Costa se ne esce con aperture del genere, ma poi, al dunque, non partecipa ai Coordinamenti liberali, trova scuse imbarazzate, oppure rivela che i suoi sono solo trucchi lessicali, alla Berlusconi, mentre sembra interessato solo a se stesso, alla visibilità dei suoi club, purtroppo un po' fantomatici e virtuali, come parecchi club liberali. E, quel che è più strano, nonostante gli schiaffi che ha preso dalla CdL, mostra sempre una fedeltà e condiscendenza perinde ac cadaver. Ma, adesso che è al di fuori della politica attiva come presidente d'un inutile provincia, non potrebbe togliersi i sassolini dalle scarpe e manifestare pensieri più indipendenti? No, forse perché gode follemente a camminare con le scarpe piene di ghiaia.
Nella prima pagina dello stesso numero del Duemila, infatti, un grande titolo indica come radicare nel territorio con club e altre iniziative la Casa delle libertà. Ecco che cosa forse Costa intende per "club liberali". Costa come Bondi o Emilio Fede? Questo fideismo a noi pare in contrasto con la mentalità liberale, che deve essere più pragmatica: se una botte comincia a dare un vino che sa di aceto, si cambia botte, o se ne fa una nuova.
Costa deve rendersi conto che se vuole davvero bene al liberalismo, e non solo alla carriera politica, cosa ancora tutta da dimostrare, deve confluire in un coordinamento liberale super partes, e per ora necessariamente neutrale.E' ridicolo unificare i soli liberali della CdL, che oltretutto sono così deboli e timorosi di parlare (si vedano gli amici Riformatori liberali) da non essersi riusciti a ritagliarsi neanche un partitino a sé. Eppure siamo sicuri che i liberali del Centro-destra sono ben superiori all'1 per cento. E allora?
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Foto: in alto il bel libro sull'Italia dei privilegi scritto dall'on.Costa. L'Italia "non privilegiata" gli sarà grata non certo perché sta dando una mano alla riunificazione liberale, o per come ha fatto il segretario del Partito Liberale, ma almeno perché ha scritto questo libro. Quello che è giusto è giusto.

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